Immaginazione…

Immaginazione…

Sarebbe bello lavorare in una vecchia libreria… una di quelle piccole, dove i libri son tutti ammassati e per trovarne uno devi per forza andare a memoria.
Passare il tempo a spolverarli e poi fermarsi tra le pagine ingiallite di un caro amico mai dimenticato.
Luci basse, barba lunga e cappello di lana… perché là dentro i riscaldamenti non funzionano.

Entra qualcuno di tanto in tanto. Guarda il tutto come fosse la fine della vita, lo squallore negli occhi, e poi esce, indifferente.
Non ha comprato nulla. Forse cercava l’ultimo libro di…
Allora, ritorni al tuo lavoro, sereno, tra puzza, polvere e poesie.

Baudelaire e Verlaine,
Kerouac, Ginsberg, Fante, Bukowski… è tutto così Dannatamente perfetto.

Nelle mie fantasie non sono mai solo.

Marco MR ©

mi ci vedo già, io, a 50 anni…

Mi ci vedo già, io, a 50 anni…

Pochi capelli, barba meno scura, debiti e occhiaie.
Probabilmente avrò già divorziato. Niente figli. Niente casa. Amici che ogni tanto mi invitano a qualche loro cena, più che altro perché faccio pena, e i loro bambini, ormai adolescenti, alle prese con le prime discussioni famigliari, come l’orario a cui rientrare. Magari non ci saranno più orari tra 20 anni…

Lo scapolo, quello che tutti raccomandano e nessuna si prende.
L’egoista, quello che ha preferito se stesso e i suoi vizi alla vita di coppia, ai compromessi, ai progetti. Quello che doveva prima realizzare se stesso, perché era quella l’unica cosa che gli premeva. Eccolo… alle prese con un altro nuovo progetto, patetico, irrealizzabile, troppo grande per lui, troppo, troppo, ancora; un altro fallimento, un altro addio. E la vita va avanti… Ha preferito la solitudine, si è voluto far compagnia da sé. Tornare a casa dopo una giornata di lavoro (che odia) e buttarsi sul divano a legger qualcosa. Ha scelto lui questa vita. Uscire quando vuole, passeggiare, non salutare nessuno, deprimersi e ritornare. Ha vinto la paura. Rimandar tutto… per realizzare, per realizzarsi. Addio.
Non è rimasto più nessuno.

Marco MR © 

Nostalgia di una vecchia amica

Nostalgia di una vecchia amica

Lo sai…

Arriva una persona, quella persona, il lavoro, il film, passeggiare…
Mare d’inverno. Poesie. Arriva il Natale. Arrivano i weekend. Il suo compleanno. Arriva… Non sei abituato, non capisci. Sei solo da così tanto tempo che quando poi ti ritrovi a non esserlo più… non ci capisci più un cazzo. Non sei più solo, porca puttana. E ora?
Chi sono? Mi son smarrito quasi, in questa nuova identità. E quindi, e quindi…

Niente più letto, tu e il libro, e i fogli, e la penna, e i piedi congelati.
È strano. Ora te li scalda lei… i piedi, e niente fogli. L’inchiostro della penna.
Vorrei…
Vorrei tornare a scrivere, solo alcuni momenti, ripensando alla mia vecchia compagna Solitudine. E crogiolarmi.

Mi manca a volte, si è portata via tutte le nostre abitudini. Vorrei dirgliene quattro. Si è portata via tutto… e poi…

e poi Lei, e poi… ho provato il sapore più bello di questa vita mia.

Marco MR ©

Bruciando nella notte

Bruciando nella notte

1.20 della notte… “I’m on Fire” di Bruce Springsteen.
C’è qualcosa nella sua voce, forse anche lui un tempo non se la passava tanto bene. Forse anche lui ha rigettato la vita… come col trapianto.
Il suono dell’armonica e “This Hard Land”.
Potrei andarmene a letto e dimenticare questa giornata del cazzo, oppure potrei continuare ad aspettare. Qualcosa che non arriva. Qualcuno che non c’è.
Aspettare… è questa la cosa che mi riesce meglio.
Una chiamata. Un messaggio. Un’idea. Forse un miracolo.
 
1.26 della notte. Sono su “Drive All Night” ora. Bella tosta anche questa. Come tutte. Come Bruce…
 
1.27. Un altro minuto della mia vita se n’è andato. Inutile.
Nessun messaggio.
Cosa stai aspettando? Vai a dormire, ormai la giornata è finita. Domani è domenica e forse andrà un po’ meglio. Ah giusto… è già domenica.
Vattene.
Rimani.
Continua!
Meglio Bruce che il letto, se nel letto sei da solo.
 
Continuo a scrivere, magari arrivano le 2.
Continuo ad aspettare. Continuo ad oltranza un’attesa che non ha più alcun senso.
Merda, è finita la canzone!
Mi sa che vado…
Buonanotte.

(7° capitolo, Sulla strada della Follia)

Marco MR ©

Voglia di normalità (e forse d’amore)

Voglia di normalità (e forse d’amore)

Cos’è quella sensazione che si prova quando, a una festa, capisci che…

che sei tu quello estraneo?
Che sei tu quello che non si diverte, mentre gli altri ballano;
e seduto in un angolino scopre che la ragazza notata poco prima sta baciando il suo ragazzo perfetto, il classico cazzone senza difetto;
che sei tu l’unico che non beve, perché ha problemi di ulcera,
e se ne va in giro col piatto in mano imbarazzato perché è l’unico, sempre l’unico, a non parlare con qualcuno.

E quando infreddolito dall’arrivo della sera torni a casa e in macchina ripensi a tutte queste cose, capisci che un po’, e tanto, ti dispiace, e che tutto sommato essere “normali”, ogni tanto, sarebbe bello. Che anche a te piacerebbe avere una ragazza, baciarla, ballarci e saltare. Prendere il caffè.
Ma non puoi. Perché… sei incasinato. Troppi dubbi. Chi sei… che malattia è questa?
Non sarebbe giusto, pensi, annichilire anche la sua esistenza.

Marco MR ©

Quando

Quando

Ti accorgi di esser rimasto solo quando…

nessuno ti chiama più,
nessuno ti cerca, nessuno ti saluta.
Quando esci e non sai dove andare.
Quando prendi il cellulare e non sai chi chiamare.

Quando…

Quando passi il tempo a leggere, o ad ascoltare musica in camera. Drive all night, di Bruce Springsteen.
Quando c’è la partita e la guardi a casa. Quando…

Non c’è più niente che ti trattiene in un posto.
Quando non ricevi un abbraccio da mesi.

Marco MR ©

La Roccaforte della Solitudine

La Roccaforte della Solitudine

C’è una solitudine fisica ed una più spirituale. Sentiamo parlare spesso della prima. È quella che ti prende alle spalle e ti butta giù, senza nemmeno farti capire come ha fatto. Magari sei diventato vecchio, non hai figli e il tuo gatto se n’è scappato. Uscire a fare una passeggiata e tornare dopo che non hai incontrato nessuno. È la distanza… è la mancanza.
C’è invece chi la solitudine se la sente proprio dentro… nell’anima.
È la monotonia che ti sbarra la strada, perché non vuoi più vedere le solite facce;
è quando in mezzo alla gente ti senti più solo che nel deserto, e ti nascondi da loro, che ti cercano e tu rimedi, rifugi e scappi.
Sei Tu, che vorresti e non fai. È la follia.

Come un uccello che si costruisce la gabbia da solo. La paura, il pericolo e la realtà.
Sei Tu, nella tua roccaforte, il tuo mondo fittizio… fatto di speranze e di sogni, di illusioni e ripercussioni.

Ed ora, sei fottuto: non sai più come uscire…

Marco MR ©