io non so se ce la faccio a vivere in questo mondo

se sei un commesso ti giudicano in base a quante scarpe vendi in un giorno.
se sei un ottico ti giudicano in base a quanti occhiali vendi in una settimana.
se sei un magazziniere in base a quanti bancali riesci a caricare in otto ore.

contratti, codici, scontrini… è un susseguirsi di numeri lunghi e senza alcun significato.
in qualsiasi lavoro contano i numeri. non conta chi sei, cosa sei portato a fare.
veloce, veloce, veloce.
io soffro d’ansia. ho un’ansia terribile nel vedermi in questo mondo e nel dover fare i conti tutti i giorni con i numeri. e tutto per salvare il contratto e ogni cosa che dipende dal lavoro. la vita.
in una catena di montaggio l’ansia di chi ci lavora la percepisci già dopo il primo minuto. corrono tutti. corrono senza alzare la testa. corrono forte verso un unico traguardo: non soccombere. veloce, veloce, veloce.
barattiamo la nostra esistenza, e sopratutto la nostra salute, per uno stipendio che ci permette a malapena di sopravvivere, e nel frattempo chi sta dietro a tutto questo meccanismo intricato della grande produzione e distribuzione si arricchisce distruggendo il mondo. tonnellate di ferro, legno, plastica, ecc., via, ogni giorno. poi, se molli un attimo ti sostituiscono come il pezzo di una macchina.

io non so se ce la faccio a vivere in questo mondo.

Marco MR © 

“Un Horror Show continuo”

“Un Horror Show continuo”

Adesso è il periodo delle cene. O dei pranzi. 
È il periodo del dovere… far vedere. Sei adulto, più maturo… credono, vorrebbero. Sei pronto a prendere tutto per mano, la situazione, e fare… come loro. Imitare: lavoro, casa, famiglia, fidanzata, cena, anello, diabete. Non ce la faccio… al sol pensiero mi sento soffocare da tutta questa (a)normalità. Routine limitante. Voglio il divorzio da questa vita. Rate e sveglia… mamma mia, che inferno. Sempre di corsa, sempre in ritardo… Io, questi ritmi, non li reggo. Voglio farla finita. Sparire. Ciao a tutti, è stato bello, ma io, davvero, a questo gioco non voglio più giocare.
Imitazioni sociali. Ventenni che giocano a fare i grandi, quarantenni che giocano a fare gli adolescenti. Vomito (su di loro, magari). E i vecchi? Non ci stanno capendo più nulla. È tutto troppo! È misantropia!

“Un horror show continuo”, diceva lo scrittore a me più caro.

Diabete e vomito.
Questi qua… c’è quello che sa tutto e quello che vuole troppo. C’è quello che non se ne frega niente di niente e quello che… c’è diventato pazzo. A furia di, a furia di… cercare un cavolo di senso. A tutto questo, all’imitazione, al rincorrersi, al perseguire e fallire, alla casa, al mutuo, alla stanchezza perenne… Perché devi sentirti così stanco?
C’è quello che è diventato pazzo, perché così, pensava, non può esser normale; proprio, eppure… eppure, tutti dicono sia normale. È normale. È diventato pazzo, perché stanco alla sera, rinunciava lo stesso al sonno per la disperazione, rinunciava lo stesso al sonno per trovare una qualche soluzione, ma niente: questa qua non arrivava mai.

Marco MR ©

La Ferrari soffocata

La Ferrari soffocata

C’è una Ferrari che gira per le vie del paese ed è costretta a stare entro i 50 chilometri orari. Semafori, rotatorie, ingorghi. Di certo, non il posto adatto per un’auto come quella, bella e veloce.
Ogni tanto esce, va a farsi un giro, quella macchina, ma non può comunque superare i limiti di 70, e poi 90. Deve andare ancora più lontano. Deve cercare ancora quel qualcosa… sperando di trovarlo, di raggiungerlo ma…
130 kmh, poi 140… ci arriva. Gode il momento. La felicità, la velocità. È viva, ma non basta. Sente che può andare ancora più veloce, che può farlo.
Ma niente, sempre sotto quel maledetto limite. Non si può superare. Posti isolati, le piste, la solitudine. I 300 rimangono un sogno. Mai così veloce, mai libera. Quella Ferrari deve fermarsi, ad un certo punto, e tornare a rallentare. Accettare la velocità, non naturale. La velocità degli altri. La società e il talento: da una parte i limiti, dall’altra il suo soffocamento.

Corri cara Ferrari… e non tornare.

Marco MR ©

È normale tutto questo?

È normale tutto questo?

È normale tutto questo?
Yacht, ville e isole in regalo. Gol in rovesciata. Un ritornello e balla tutto il mondo.
È normale tutto questo? Miliardi.
L’indignazione ipocrita di chi vorrebbe, ma non può.
Motori rombanti, anelli e diamanti. L’apparenza che ti abbaglia.

È normale tutto questo?
Il desiderio. L’egocentrismo. La conquista dell’inutilità. Il regno del rumore e del cin cin.
Sfilate, tunz tunz e cocaina. Saltelli, gelati e pecorina.

È normale tutto questo?
Miliardi per poche decine. Povertà e felicità. Io scappo.
Superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira,
accidia.
Politicanti e mendicanti.
La croce sulla schiena. Il dollaro nel cuore.

È normale tutto questo?
Ma la vergogna… dov’è?

Marco MR ©

Società

Società

Non c’è specie sulla Terra peggiore di quella umana.
Tutto questo odio e questa voglia di veder morire il prossimo…
Non si uccide per fame, come fanno gli altri animali: si uccide per piacere. Puro piacere. Per la soddisfazione che si prova nel vedere il tuo simile soccombere, cadere, sanguinare, morire…
La nostra è una specie assassina. Siamo diavoli senza ali. L’invidia, l’ego, l’avidità ci trascinano da anni in guerre di parole e fatti. Scoppiano le bombe. Scoppiano gli insulti. E scoppiano le teste, con la ragione e la passione. Il governo del massacro. Il gioco al massacro. L’interesse regna sovrano. Non esiste il cuore, non esiste il dono! Come non esistono le buone azioni. L’ascolto. L’amore. È tutto un muoversi di interessi e assurde convinzioni che ti portano a detestare chiunque si interpone tra te e il tuo fine (insignificante per l’universo), tra te e la tua ridicola convinzione di aver sempre ragione. Sei nulla. Siamo nulla. Siamo il nulla. Siamo solo merde che camminano e si mescolano dando vita a una merda ancora più grossa chiamata… Società!

E non ne posso più. Non ne posso più di assistere a questa lotta tutti i santi giorni. Maledetti giorni. Non ne posso più, soprattutto, di farne parte.
Non ne posso più del male che provoca questa specie. A se stessa…
Perché? Perché, dico io, si deve per forza sempre aggredire, divorare, sbranare chiunque ci capiti davanti?
Perché c’è cosi tanta sete di sangue?

Marco MR ©

Oggi ogni cosa viene sottoposta a regolarizzazione

Non c’è più quello scambio di gentilezze e favori tra abitanti dello stesso paese, imprenditori e lavoratori; quell’altruismo e quella voglia di aiutarsi che c’era in passato.
Tutto è formalizzato. Standardizzato. Tutto deve prima superare una infinità di ostacoli burocratici: permessi, riconoscimenti, requisiti, protocolli, accettazione, ecc. La provincia, il comune, la regione, il sindacato, il distretto, l’ufficio. È tutto cosi lento oggi. È tutto troppo controllato. Ci sono troppi step.
Bastava chiedere direttamente alla persona una volta e ricambiare il favore quando quella stessa persona avrebbe avuto bisogno.

Esiste oggi un vetro sottile e trasparente che si interpone tra le persone e le rende sorde. Una sorta di barriera che ostacola i rapporti umani.

Marco MR ©

Solo Comparse

Solo Comparse

Ho come l’impressione di assistere sempre allo stesso film…
Il tipo che ritorna da lei e lo riabbraccia,
la tipa che lo bacia nella foto e lo mostra al mondo,
i tipi che fanno baldoria, il boccale di birra schiumosa,
l’estate, l’autunno, l’inverno, la primavera,
il compleanno… Natale, Pasqua, Ferragosto,
la grigliata con gli amici, il pranzo in famiglia,
il falò sulla spiaggia, le cartoline della città.

Un unico grande ciclo che si ripete e si ripete, e si ripete, fino allo sfinimento.
E le loro facce sorridono sempre, questa è la cosa spaventosa. Come in The Truman Show; tutti i giorni, mattino pomeriggio e sera, dal lunedì alla domenica, festivi compresi. Da gennaio a dicembre, dal primo all’ultimo giorno della loro esistenza. 
E non riesco a non provare pena per loro… per noi. Che siamo incastrati su questo scorrere di pellicola, sempre uguale, da sempre uguale, ignari del fatto che siamo solo comparse.

Marco MR ©

L’Evoluzione dello Squalo

L’Evoluzione dello Squalo

Capita più o meno tutti i giorni di guardare un telegiornale e chiedersi poi come sia possibile che alcune persone arrivino a…

uccidere, rubare, scappare. A compiere atti poco “umani”, diciamo.
Ci meravigliamo sempre, eppure non dovremmo. Dov’è la Solidarietà?
Pensate al mondo della politica…

I sentimenti, le vittime, un tragico incidente, rapimenti.
Muoiono di cancro, di fame, di gelosia.
Devo dispiacermi.
Eppure… Ognuno pensa soltanto al proprio culo.
È un mondo di merda in cui nuotano gli squali. 

Io ci sono caduto in quest’acqua putrida. Sono stato attaccato da questi squali.
Ho provato a lottare per un periodo. Che rabbia!
Ho provato a ribellarmi allo schifo. Al loro egocentrismo.
Ho esaurito le mie forze nel vano tentativo di cambiare questi squali e renderli un po’ più solidali tra loro.
Nulla da fare. Diventare squalo è un processo irreversibile, non si torna indietro.

La cosa peggiore, però, è che piano a piano, un po’ alla volta, sono stati loro a cambiare me. È cosi che succede sempre…
Perché questo è l’unico modo per sopravvivere: diventare uno di loro, come loro, contro loro.
Un uomo-squalo, che divora anime e distrugge sogni, distrugge cuori e sguazza nel proprio ego.

[…]

Ho perso la mia umanità!
Sono uno di loro oggi. E proprio come uno di loro sono pronto a mordere. A nutrirmi delle debolezze altrui.
Arriverà presto il giorno in cui anche io ucciderò, è inevitabile.
Fa parte dell’evoluzione dell’uomo che diventa squalo…

Perché è sempre cosi che va avanti la storia: persone buone che diventano cattive.

Marco MR ©