Loro non lo sanno

Mi chiamano asociale.
“Non esci mai. Cazzo ci stai a fare sempre chiuso in casa?”
Non esci mai.

Sogni assaporati,
ricordi divorati,
cene rimandate:
è la follia…
è la socio-fobia.

Loro non lo sanno,
non possono capire. E questa maschera…
Loro non lo sanno,
pensano sia tutto facile!
Uscire a prendersi un caffè, è facile.
Mangiare,
incontrarsi e conoscersi. Parlarsi e divorarsi…

Le ho regalato un fiore una volta.

Mi vogliono alle loro feste, ai loro anniversari…
E a me farebbe anche piacere andarci, ma…
non è un esame, non è un pregiudizio: è un abisso nell’inconscio.
Non posso mettere tutte le volte quella maschera.
Non posso mettere tutte le volte la maschera della forza,
della normalità,
dell’abitudine.
Della sanità mentale.

Fa troppo male.
Mi comprime, mi tortura.

Marco MR ©

 

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La Paura che…

La Paura che…

La Paura mi svigorisce…
le gambe,
tutte le volte che devo uscire di casa e andare
da lei, da lui, da qualcuno, da chiunque.

La paura della gente.
L’imbarazzo, l’inadeguatezza. Disagio,
che diventa ansia. Cronica. Generalizzata.
La mia postura. Mi proteggo e mi riparo.

Anticipo il dolore. Il terrore. Fuggire e scappare.
Dove? Dov’è? Tornare a casa. Nella tana. Al sicuro, nel rifugio.
Lei.
Piango.

Gli sguardi, dei loro occhi. Il giudizio. Della mia persona. Il loro schifo.
Voce bassa. Bisbiglio per non sbagliare.
Inferiorità. Tutto è un fallimento.

La lunga corsa. Sfiancante. Il traguardo sempre troppo lontano.
Mai palpabile. Mai reale.
Nessun contatto.

Voglio uscire, ma ho paura.
Voglio uscirne, ma ho ancora più paura.

Marco MR ©

Paura di… piangere

Paura di… piangere

Ero bambino quando m’insegnarono a non piangere. “I maschi non piangono. Solo le femminucce lo fanno. Diventano carine e vengono coccolate dai papà.”

Diventai bravissimo a trattenere ogni dolore. Un robot che affrontava ogni schiaffo e ferita al ginocchio come fosse una sfida. Io contro le lacrime. E vincevo sempre, ero un fottutissimo campione del non piangere.

Non ho pianto per anni, due decenni almeno, e nel frattempo son cresciuto. Son diventato uomo, ho la barba e sono forte. Fuori però! Dentro mi sento debolissimo. Dicevano che chi non piange poi diventa forte, mentivano! Ho passato anni a somatizzare, ho distrutto il mio stomaco, ho inacidito il mio sangue.

Una lacrima sul viso… Forse riesco a piangere oggi. Vorrei sfogare le mie ansie e sconfiggere “quella” paura. Ho paura di vivere, di uscir di casa e non respirare abbastanza. Di non farcela.
È una cosa troppo grande e somatizzare non basta più. Il mal di pancia, le palpitazioni, l’insonnia. Vorrei riuscire per una cazzo di volta a piangere e a liberarmi almeno per un po’, almeno per qualche ora, dalla mia sofferenza. Soffro. Soffro e mi rimane tutto dentro, tra naso, bocca e singhiozzo.

Ed ora… l’affanno dei miei occhi mi ricorda che non devo piangere, perché mi hanno insegnato a non piangere, per cui “piango”… perché non riesco a piangere.

Marco MR ©