L’Evoluzione dello Squalo

L’Evoluzione dello Squalo

Capita più o meno tutti i giorni di guardare un telegiornale e chiedersi poi come sia possibile che alcune persone arrivino a…

uccidere, rubare, scappare. A compiere atti poco “umani”, diciamo.
Ci meravigliamo sempre, eppure non dovremmo. Dov’è la Solidarietà?
Pensate al mondo della politica…

I sentimenti, le vittime, un tragico incidente, rapimenti.
Muoiono di cancro, di fame, di gelosia.
Devo dispiacermi.
Eppure… Ognuno pensa soltanto al proprio culo.
È un mondo di merda in cui nuotano gli squali. 

Io ci sono caduto in quest’acqua putrida. Sono stato attaccato da questi squali.
Ho provato a lottare per un periodo. Che rabbia!
Ho provato a ribellarmi allo schifo. Al loro egocentrismo.
Ho esaurito le mie forze nel vano tentativo di cambiare questi squali e renderli un po’ più solidali tra loro.
Nulla da fare. Diventare squalo è un processo irreversibile, non si torna indietro.

La cosa peggiore, però, è che piano a piano, un po’ alla volta, sono stati loro a cambiare me. È cosi che succede sempre…
Perché questo è l’unico modo per sopravvivere: diventare uno di loro, come loro, contro loro.
Un uomo-squalo, che divora anime e distrugge sogni, distrugge cuori e sguazza nel proprio ego.

[…]

Ho perso la mia umanità!
Sono uno di loro oggi. E proprio come uno di loro sono pronto a mordere. A nutrirmi delle debolezze altrui.
Arriverà presto il giorno in cui anche io ucciderò, è inevitabile.
Fa parte dell’evoluzione dell’uomo che diventa squalo…

Perché è sempre cosi che va avanti la storia: persone buone che diventano cattive.

Marco MR ©

Le catene di Gulliver

Le catene di Gulliver

Vedo il cielo ripiegarsi e poi rovesciarsi in un terribile vortice grigio e nero…
Sono caduto e ogni microscopica parte di me è ferma. Lo scorrere del sangue, l’elettricità dei nervi: è tutto spento.
Vedo te, vedo loro, vedo tutti che vanno, che marciano. Ogni faccia trasuda sicurezza e coraggio, e corre verso un preciso traguardo. Tutte le gambe del mondo si moltiplicano, formando così una lunga scia di scarpe sfreccianti. Dove finirà?
Non riesco più a muovermi, sono steso al suolo come Gulliver. Qualcuno deve avermi legato. Devono esser state le mie paure… lillipuziane. Piccole, ma grandi.
Vedo te, vedo loro, vedo tutti che vanno e mi sorpassano. Mi assordano con la loro felicità. I loro sorrisi mi accecano. Quando finirà?
 
E più provo a liberarmi e più queste catene mi feriscono,
e più sto male e più mi agito,
e più mi agito e più sprofondo,
e crollo nella voragine del silenzio
e della dimenticanza…
 
Schiacciato, a terra, dalla mia stessa massa denervata e prosciugata.
 
(4° capitolo, Sulla strada della Follia)
 
Marco MR ©

Paura di… piangere

Paura di… piangere

Ero bambino quando m’insegnarono a non piangere. “I maschi non piangono. Solo le femminucce lo fanno. Diventano carine e vengono coccolate dai papà.”

Diventai bravissimo a trattenere ogni dolore. Un robot che affrontava ogni schiaffo e ferita al ginocchio come fosse una sfida. Io contro le lacrime. E vincevo sempre, ero un fottutissimo campione del non piangere.

Non ho pianto per anni, due decenni almeno, e nel frattempo son cresciuto. Son diventato uomo, ho la barba e sono forte. Fuori però! Dentro mi sento debolissimo. Dicevano che chi non piange poi diventa forte, mentivano! Ho passato anni a somatizzare, ho distrutto il mio stomaco, ho inacidito il mio sangue.

Una lacrima sul viso… Forse riesco a piangere oggi. Vorrei sfogare le mie ansie e sconfiggere “quella” paura. Ho paura di vivere, di uscir di casa e non respirare abbastanza. Di non farcela.
È una cosa troppo grande e somatizzare non basta più. Il mal di pancia, le palpitazioni, l’insonnia. Vorrei riuscire per una cazzo di volta a piangere e a liberarmi almeno per un po’, almeno per qualche ora, dalla mia sofferenza. Soffro. Soffro e mi rimane tutto dentro, tra naso, bocca e singhiozzo.

Ed ora… l’affanno dei miei occhi mi ricorda che non devo piangere, perché mi hanno insegnato a non piangere, per cui “piango”… perché non riesco a piangere.

Marco MR ©