Le catene di Gulliver

Vedo il cielo ripiegarsi e poi rovesciarsi in un terribile vortice grigio e nero…
Sono caduto e ogni microscopica parte di me è ferma. Lo scorrere del sangue, l’elettricità dei nervi: è tutto spento.
Vedo te, vedo loro, vedo tutti che vanno, che marciano. Ogni faccia trasuda sicurezza e coraggio, e corre verso un preciso traguardo. Tutte le gambe del mondo si moltiplicano, formando così una lunga scia di scarpe sfreccianti. Dove finirà?
Non riesco più a muovermi, sono steso al suolo come Gulliver. Qualcuno deve avermi legato. Devono esser state le mie paure… lillipuziane. Piccole, ma grandi.
Vedo te, vedo loro, vedo tutti che vanno e mi sorpassano. Mi assordano con la loro felicità. I loro sorrisi mi accecano. Quando finirà?
 
E più provo a liberarmi e più queste catene mi feriscono,
e più sto male e più mi agito,
e più mi agito e più sprofondo,
e crollo nella voragine del silenzio
e della dimenticanza…
 
Schiacciato, a terra, dalla mia stessa massa denervata e prosciugata.
 
(4° capitolo, Sulla strada della Follia)
 
Marco MR ©