La Finestra dell’Ospedale

Sono chiuso in questo ospedale da giorni, all’interno di una piccola stanza con due posti letto. Il mio è quello vicino alla finestra. Se mi tiro un po’ su col collo riesco a vedere fuori la gente che passa. La signora anziana col bastone, giovani medici, qualche bambino che corre e i genitori.

In camera ogni tanto entra un’infermiera. Ogni tanto un amico.
Poi vanno via ed io rimango di nuovo da solo. L’altro letto non è occupato.

Non ci sono molte cose da fare in ospedale. Stai un po al PC, leggi, cerchi qualche sito per guadagnare dei soldi con Internet, ma nulla. Mi sento inutile. Tutto ciò che faccio sembra solo una specie di ripiego, una vano e disperato tentativo di sentirmi ancora vivo, quando di vita in me ce n’è rimasta ben poca. Sto bruciando.

Se potessi uscire almeno un giorno. Un solo giorno di vita sana e aria libera.
Se solo potessi trasferirmi nel corpo di qualcun altro e provare per un attimo cosa vuol dire stare bene, ridere, amare, baciare, fare l’amore, sentire, viaggiare, giocare, saltare, correre, nuotare, scherzare, dormire. Cosa vuol dire essere normali.

E mi dispiace […] Peccato, perché mentre gli altri vivono, io guardo, inerme, come uno spettatore che non può intervenire. Vorrei partecipare. Vorrei prendere parte anche io a questo film. Perché sento che sarei un gran bel protagonista… e invece sono solo uno sconosciuto, una comparsa costretta a starsene seduta sul letto bianco di una stanza bianca di un ospedale bianco che guarda la gente passare dalla finestra. Bianca.

Se solo potessi guarire. Se solo sapessi come guarire. Se solo sapessero come guarirmi.

Cosa farei se potessi uscire da questo ospedale? Se mi dicessero: “È tutto ok, vai pure”. Se tutto questo fosse solo un controllo di routine, come il collaudo della macchina: “Devi solo cambiare l’olio, e far sistemare la freccia”.  Cosa farei se potessi davvero alzarmi da questo letto, muovermi verso la finestra e fermare quelle persone che vedo passare ogni mattino…

Marco MR ©