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“Entrai in quell’edificio che puzzava ancora di pittura fresca e la prima cosa che notai fu un quadro enorme appeso tutto storto, raffigurante lo skyline di Manhattan. Bella presa per il culo, pensai. Avevo passato gran parte della mia vita a sognare il grande salto transoceanico, New York, i grattacieli, la Statua della Libertà, e poi…

Mi ero laureato all’Università di Urbino da diversi mesi ormai e come molti dei miei colleghi faticavo ancora a trovare un’occupazione. Così, dopo un lungo periodo di ricerche e di inutili attese, alla prima occasione, alla prima offerta, non esitai: accettai un lavoro part time come venditore in un call center. Cinque ore al giorno, dal lunedì al venerdì, per quattro euro l’ora: cento euro di paga a settimana, in pratica, per telefonare a casa della gente e rompere i coglioni.

Cominciai un lunedì di settembre di qualche anno fa, insieme ad altre cinque o sei persone…”