Loro non lo sanno

Mi chiamano asociale.
“Non esci mai. Cazzo ci stai a fare sempre chiuso in casa?”
Non esci mai.

Sogni assaporati,
ricordi divorati,
cene rimandate:
è la follia…
è la socio-fobia.

Loro non lo sanno,
non possono capire. E questa maschera…
Loro non lo sanno,
pensano sia tutto facile!
Uscire a prendersi un caffè, è facile.
Mangiare,
incontrarsi e conoscersi. Parlarsi e divorarsi…

Le ho regalato un fiore una volta.

Mi vogliono alle loro feste, ai loro anniversari…
E a me farebbe anche piacere andarci, ma…
non è un esame, non è un pregiudizio: è un abisso nell’inconscio.
Non posso mettere tutte le volte quella maschera.
Non posso mettere tutte le volte la maschera della forza,
della normalità,
dell’abitudine.
Della sanità mentale.

Fa troppo male.
Mi comprime, mi tortura.

Marco MR ©

 

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Rigettando la mia stessa anima

28 anni.

Ho preso una Laurea che amavo.
Ero ancora molto giovane quando l’ho sposata e niente e nessuno avrebbe mai potuto separarci.
Io e lei. Fatti per l’eternità. Era scritto, lo dicevano tutti:
“Non potevi scegliere meglio…”

E sì, in effetti per un po’ sembrava proprio così. La scelta giusta!
Nessuno si è mai messo di mezzo. L’ho presa, felice, tutto è bene…
Nessuno si è mai messo di mezzo.
Una lunga strada, in salita sì, ma tanta voglia di camminare assieme.

Finché, due anni fa, ho deciso di lasciarla per una passione più “giovane”…
Sono un traditore.
Ho tradito la mia Laurea, la mia passione, il mio primo amore… per la Poesia.
E me ne vergogno un po’.

“Ciao, come ti chiami, cosa fai nella vita…”
“Qualche volta provo a scrivere…”
Non chiamatemi dottore. Io quella Laurea l’ho abbandonata.
E pensare che ne ero così orgoglioso.

La mia anima…

Ho scritto dei pezzi, li ho pubblicati. Uno stupido blog e qualche fan. I primi apprezzamenti. Alcune lettere.

È successo che ho iniziato a crederci. Crederci e cambiare dentro. Disinnamorarmi e innamorarmi.
Un libro e i primi contatti. Due case editrici pare siano interessate a pubblicarmi. Sta andando come mai avrei potuto immaginare. Sta andando.
Sta andando…
Sto andando e mi sto allontanando.
Dal mio primo amore. Da quella strada, lunga e in salita, che dovevamo percorrere assieme. Per tutta la vita.
Non riesco a tornare indietro.
Non riesco a tornare…
Non riesco…

A essere felice.

C’è un vuoto oggi,
dentro la mia anima,
che nemmeno la Poesia riesce a colmare.

Marco MR ©

 

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Paura di… piangere

Tema: Il peso di esistere

Ero bambino quando m’insegnarono a non piangere: “I maschi non piangono. Solo le femminucce lo fanno. Diventano carine e vengono coccolate dal papà!”
Diventai bravissimo a trattenere ogni emozione e ogni dolore. Un robot che affrontava ogni schiaffo e ogni ferita al ginocchio come una sfida. Io contro le lacrime. E vincevo sempre. Ero un fottutissimo campione nel non piangere.
Non ho pianto per anni, per decenni, e nel frattempo son cresciuto. Son diventato uomo, ho la barba e sono forte. Fuori, però! Dentro… mi sento debolissimo. Dicevano che chi non piange poi diventa forte, mentivano! Ho passato anni a somatizzare, ho distrutto il mio stomaco, ho inacidito il mio sangue.

Una lacrima sul viso. Forse riesco a piangere oggi. Vorrei sfogare le mie ansie e sconfiggere quella paura. Ho paura di vivere, di uscir di casa, di non respirare abbastanza. Di non farcela.
È una cosa troppo grande e somatizzare non basta più. Il mal di pancia, le palpitazioni, l’insonnia. Vorrei riuscire per una cazzo di volta a piangere e a liberarmi, almeno per un po’, almeno per qualche ora, dalla mia sofferenza. Soffro. Soffro e mi rimane tutto dentro, tra naso, bocca e singhiozzo.
Il luccichio degli occhi mi ricorda che non devo piangere, perché mi hanno insegnato a non piangere, e ora “piango”… perché non riesco a piangere.

 

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