Speravo sempre nella magia, dimenticandomi della realtà…

Mi sarei voluto avvicinare, sorriderle e parlare. Invece…
Come a quella festa per i diciotto anni di un mio compagno di liceo. Fece le cose in grande: una casa enorme di campagna, con un giardino che pareva un labirinto, un centinaio di invitati, un buffet pazzesco e ovviamente un sacco di roba da bere. Arrivai e cercai subito un angolino isolato dove potermi sedere e passare il tempo senza disturbare. Per mia fortuna, tra le tante cose c’era pure una band che suonava musica dal vivo. Ci provava più che altro. Cover dei Guns N’ Roses, Aerosmith, Bon Jovi, Europe, Scorpions, ecc.; non era male come band, giusto il cantante…

Ascoltavo la musica e, intanto, picchiettavo con le dita il bracciolo della poltroncina a mo’ di batterista, finché i miei occhi casualmente si fermarono sulle dolci movenze di una sconosciuta, bella e sensuale come mai avevo visto prima. Ne rimasi incantato, come quando vedi la neve la prima volta!
Incapace ormai di distogliere lo sguardo, passai il resto della serata a osservare quella sconosciuta, sperando, un po’ ingenuamente, che fosse lei ad accorgersi di me. Tanto io, figuriamoci, in un contesto come quello non avrei avuto la minima chance. Troppo timido e impacciato.

Speravo sempre nella magia, dimenticandomi della realtà…

Scelse di amare qualcun altro, un bastardo qualunque, più coraggioso e bello di me, che la accompagnò fuori, in quel giardino labirintico, e…

(3° capitolo, Sulla strada della Follia)

Marco MR ©