Prigionieri del tempo

Arriva per tutti, prima o poi, quel momento in cui…

Ti svegli alla mattina, bevi il tuo caffè, ovviamente ti scotti la lingua, caghi e parti per un mondo senza colori e senza speranze per ritornare a casa alla sera con la schiena a pezzi e l’emicrania. Medicine a gogò.
Incastrati nel tempo. Tutte quelle ore di lavoro, poi la spesa e la fila alla cassa; torni a casa e devi sistemare il disordine, cucinare e lavare i piatti. Mangi finalmente la tua cena, che però non sa di nulla perché tanto non sai nemmeno cucinare, e dopo te ne vai a dormire, perché sei esausto, perché ti sei rotto di tutto.
E poi ancora, lo stesso, domani, un altro giorno, un altro giro. Da capo. Senza novità, senza scampo.
Prigionieri. Tu vorresti pure provare a fare qualcos’altro. Magari imparare a suonare la chitarra. O continuare a studiare. A scrivere. Quello che ti pare. Vorresti, ma non ce la fai. Devi stendere i panni e ricordarti di raccoglierli, sperando nel frattempo che non piova, perché altrimenti non sapresti come fare per asciugarli. Ma tu ami la pioggia…
La posta e la banca. Il gommista e il collaudo: non passerà!

Il fatto è che quando ti dicono che la vita è dura, non mentono: la vita è dura, terribilmente. Non hai una spina da attaccare alle presa quando esaurisci la tua energia. Quando finisci la passione. Non basta dormire. Non basta nemmeno uscire o andare in vacanza. Non basta bere o fumare.
Sempre in ritardo, sempre in affanno. La vita è dura, terribilmente…

(8° capitolo, Sulla strada della Follia)

Marco MR ©