La vedi quella povertà…

È un pantalone di una tuta un po’ scolorito, è un giubbotto nero di una misura più grande, senza firme, senza cappuccio, e son le scarpe bianche da tennis, quelle poco “fashion” ma comunque comode per chi deve camminare tanto.
Una signora col sorriso deteriorato, dai denti caduti, capelli ricci e corti, perché così son più facili da gestire e non devi andare dal parrucchiere troppo spesso. È il portafoglio con le roselline, è il mento… è il mento alto di chi ha dignità da vendere. Non c’è spazio per l’apparenza, non c’è cura contro i dolori alla spalla e le tendiniti. Non importa. È la dignità. La dignità di chi sopravvive, di chi non sa scrivere, però, ogni tanto, legge, se può, se qualcuno gli regala un libro; è la dignità di chi corre tanto e non ha mai l’affanno, perché purtroppo, o per fortuna, ha i polmoni allenati da un’intera vita di corse e lotte, da un’intera vita di ansie e respiri profondi…

Questa è la dignità di una signora incontrata qualche giorno fa, mentre ero alle Poste. Seduto, aspettavo il mio turno. C18, un numero prima del mio. Bollette da pagare.

Smartphone, Sky, un auto nuova… No. Pane e verdure. Dignità…
Era lei, la signora Dignità.

Marco MR ©