Oggi ogni cosa viene sottoposta a regolarizzazione

Non c’è più quello scambio di gentilezze e favori tra abitanti dello stesso paese, imprenditori e lavoratori; quell’altruismo e quella voglia di aiutarsi che c’era in passato.
Tutto è formalizzato. Standardizzato. Tutto deve prima superare una infinità di ostacoli burocratici: permessi, riconoscimenti, requisiti, protocolli, accettazione, ecc. La provincia, il comune, la regione, il sindacato, il distretto, l’ufficio. È tutto cosi lento oggi. È tutto troppo controllato. Ci sono troppi step.
Bastava chiedere direttamente alla persona una volta e ricambiare il favore quando quella stessa persona avrebbe avuto bisogno.

Esiste oggi un vetro sottile e trasparente che si interpone tra le persone e le rende sorde. Una sorta di barriera che ostacola i rapporti umani.

Marco MR ©

Il viale

Il viale

Camminando lungo il vialetto che porta alla chiesetta di periferia…

Ci entrano a mala pena una decina di persone. Il viale è coperto da ombre e foglie, che si muovono e fanno uno strano suono.

È buio. Le stelle non si vedono. Troppe nuvole.
Il venticello.
Il piazzale della chiesetta.
Lei. Li’. In piedi.
Sorride.
Guarda verso di me.
Tremo.
Ha in mano un ombrello.
Sorride.
Sorrido anche io.
Pochi passi.
Tremo più forte.
Vibro con il terreno. Si muove tutto.
Le foglie, le ombre, il cielo, il cuore.

Lei: “ciao”
Io: “ciao”
Lei: “perché?”
Io: “perché, perché?”
Lei: “perché siamo qui, ancora”
Io: “perché volevo…”
Lei: “volevi…”
Io: “volevo… vederti”
Lei: “lo sai”
Io: “lo so, lo sappiamo”
Lei: “lo sappiamo”

Sorrido. Tremo.

Lei: “baciami”

La bacio. Fuggiamo.
Di nuovo. Ancora. Io e Lei.

Solo io e Lei.

Marco MR ©

La maratona dell’Infelicità

La maratona dell’Infelicità

Uno dei motivi per cui ci sentiamo sempre così “di merda”, diciamo, è perché confondiamo il significato della felicità con quello dell’appagamento. Abbiamo sempre qualcosa che ci sfugge, sempre qualcosa da comprare, sempre un obiettivo da raggiungere. Siamo stati catapultati in una maratona, di lunghezza infinita, e per questo non riusciamo ad arrivare al traguardo. Non arriviamo mai alla soddisfazione e all’appagamento.

Solo piccoli check point, sparsi lungo la corsa, dove bevi un sorso, registri il tuo tempo, verifichi la prestazione e poi riprendi a correre. Pochi secondi di una vita. Ma la felicità di questi attimi è illusoria, sei già rivolto al prossimo check point con la tua mente. Siamo in continuo movimento, sia fisico che mentale. Siamo sempre in corsa. Verso qualcosa di indefinito, senza confini e contorni.

Felice è solo chi ha scoperto il tranello. Chi ha abbandonato la maratona e si è fermato. Ha smesso di correre, di cercare. Chi ha capito che felice è diverso da appagato.

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La Prigione

La Prigione

Come una calamita che mi attira e mi trattiene… così fa con me questo paese. Vorrei andarmene da anni, eppure…

Sono ritornato nella stessa Prigione maledetta, dopo che finalmente ero riuscito a evadere. Sto scontando qualche pena, pare sia molto lunga. Devo aver fatto qualcosa di terribile in qualche vita precedente e sto espiando solo ora tutte quelle colpe. Provo a forzare le sbarre. Provo ad allungare il braccio sperando di arrivare alle chiavi del custode. Provo a scavare, ma niente. Non c’è libertà per me. Non c’è speranza. È questa la fine dei miei sogni. Solo, rinchiuso, disperato… e fuori dal quel Mondo… che nel frattempo sta andando avanti e vive. 

Ho cercato di fuggire tante volte e per questo sono stato punito. Avrei dovuto aspettare, forse. Magari uno sconto. Magari un colpo di fortuna. Ma quella voglia, quella tentazione… erano così forti.

Dovevo provarci. Dovevo scappare. Dovevo vivere… 

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Solo Comparse

Solo Comparse

Ho come l’impressione di assistere sempre allo stesso film…
Il tipo che ritorna da lei e lo riabbraccia,
la tipa che lo bacia nella foto e lo mostra al mondo,
i tipi che fanno baldoria, il boccale di birra schiumosa,
l’estate, l’autunno, l’inverno, la primavera,
il compleanno… Natale, Pasqua, Ferragosto,
la grigliata con gli amici, il pranzo in famiglia,
il falò sulla spiaggia, le cartoline della città.

Un unico grande ciclo che si ripete e si ripete, e si ripete, fino allo sfinimento.
E le loro facce sorridono sempre, questa è la cosa spaventosa. Come in The Truman Show; tutti i giorni, mattino pomeriggio e sera, dal lunedì alla domenica, festivi compresi. Da gennaio a dicembre, dal primo all’ultimo giorno della loro esistenza. 
E non riesco a non provare pena per loro… per noi. Che siamo incastrati su questo scorrere di pellicola, sempre uguale, da sempre uguale, ignari del fatto che siamo solo comparse.

Marco MR ©

Quando

Quando

Ti accorgi di esser rimasto solo quando…

nessuno ti chiama più,
nessuno ti cerca, nessuno ti saluta.
Quando esci e non sai dove andare.
Quando prendi il cellulare e non sai chi chiamare.

Quando…

Quando passi il tempo a leggere, o ad ascoltare musica in camera. Drive all night, di Bruce Springsteen.
Quando c’è la partita e la guardi a casa. Quando…

Non c’è più niente che ti trattiene in un posto.
Quando non ricevi un abbraccio da mesi.

Marco MR ©