Le celle della Ragione

Le celle della Ragione

Scaraventi il cellulare sul pavimento con tutta la tua forza, inizi ad imprecare contro ogni santo esistito e mai esistito, pugni ai mobili e schifo. Schifo nel vedere il cellulare spaccato per terra, l’anta del mobiletto spezzata, il polso gonfio e il cuore che batte…

Tutta la rabbia accumulata esce fuori e ti trasforma in una belva. Prende il comando del tuo corpo, si impadronisce d’ogni goccia di sangue, infuocandola, accelerandola. L’irrazionalità prende il sopravvento, ogni molecola d’aria viene dilaniata dalla linea sottile dell’equilibrio appena spezzata.

Sei libero. Dimentichi tutto: divieti, convenzioni sociali, consigli, rispetto, persone. Ti sei finalmente lasciato andare e ti godi quella piacevole sensazione di leggerezza, unita all’esplosione del cuore… e non te ne vergogni. Sei nudo e non ti frega più di nulla. Come Hulk. Solo che non diventi verde.

Peccato che dura solo un attimo, un breve attimo di libertà e di evasione dall’educazione. La razionalità è troppo più forte. Ritorni ad essere te. Normale. Cosciente… Il cellulare spaccato, l’anta, il polso che pulsa e il senso di colpa. Tutto è finito. Sei di nuovo tu. Solo, imprigionato nelle celle della ragione.

Marco MR ©

Arcobaleno

Arcobaleno

Provo interesse per le persone tristi… quelle che camminano in strada con il cuore squarciato e il fegato spaccato in due.
Quelle che hanno conosciuto la malinconia buia e vissuto attimi di felicità cosi rari da assorbirne tutto lo splendore e ricordarne il lento tremolio dell’animo.
Quelle persone che sono diventate un po’ più sensibili alla vita… e amano un po di più, perché sanno che non gli capiterà molte altre volte, e soffrono un po di più, perché sanno che hanno amato più di quanto siano state amate.

Chissà cos’altro si nasconde dietro al loro sguardo… un po’ perso, un po’ rassegnato. Una vita di ricordi. Storie incredibili. Da raccontare, da ascoltare e poi scrivere. Storie che ti rimangono dentro. Sono quelle persone che hanno viaggiato lungo tutto l’Arcobaleno delle emozioni. 

Marco MR ©

La lucina rossa

Avete presente quando i gatti vedono una lucina rossa (del laser) che si muove sul muro ed iniziano a inseguirla come pazzi, convinti che sia un insetto? Un’illusione.

Ho scoperto che stavo facendo la stessa cosa più o meno. Per tutta la vita, ho rincorso qualcosa di misterioso, inarrivabile e… inesistente! Proprio come quella lucina rossa sul muro. Un’intera vita passata ad inseguire il nulla: da prendere, da afferrare. Solo una maledetta illusione, che piano a piano stava divorandosi la mia esistenza. Come una specie di virus mangia vite.

Mi sono arreso, OGGI. Ho deciso di fermarmi e non inseguire più nulla. Basta illusioni. Ricompare lì in alto, di tanto in tanto, quella lucina, ma non ci provo più. Ho capito il trucco. Rimango sdraiato sulla mediocrità della mia vita, ordinaria, fatta di nulla. Aspetto. Mi volto dall’altra parte e me ne dimentico.

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Un Natale in pigiama

Un Natale in pigiama

Vorrei che fosse già Natale…

Vorrei esser svegliato da mio figlio che urla:
“Papà, papaaa! Ci sono i regali, vieni a vedere…”
vorrei esser svegliato dal cane che abbaia, un labrador,
e mettermi una sciarpa e gli scarponi, perché fuori c’è la neve…

Vorrei il sorriso di mia figlia, già adolescente,
e una stanza solo per i libri, alla quale non si può accedere senza il mio permesso;
vorrei un abete come albero di Natale,
e vorrei abbracciarti, con addosso ancora il pigiama.

Vorrei “io, te e loro” nella nostra casa…

e Jack. Il gatto che sta antipatico al labrador.

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La Roccaforte della Solitudine

La Roccaforte della Solitudine

C’è una solitudine fisica ed una più spirituale. Sentiamo parlare spesso della prima. È quella che ti prende alle spalle e ti butta giù, senza nemmeno farti capire come ha fatto. Magari sei diventato vecchio, non hai figli e il tuo gatto se n’è scappato. Uscire a fare una passeggiata e tornare dopo che non hai incontrato nessuno. È la distanza… è la mancanza.
C’è invece chi la solitudine se la sente proprio dentro… nell’anima.
È la monotonia che ti sbarra la strada, perché non vuoi più vedere le solite facce;
è quando in mezzo alla gente ti senti più solo che nel deserto, e ti nascondi da loro, che ti cercano e tu rimedi, rifugi e scappi.
Sei Tu, che vorresti e non fai. È la follia.

Come un uccello che si costruisce la gabbia da solo. La paura, il pericolo e la realtà.
Sei Tu, nella tua roccaforte, il tuo mondo fittizio… fatto di speranze e di sogni, di illusioni e ripercussioni.

Ed ora, sei fottuto: non sai più come uscire…

Marco MR ©

La mia Corsa ad Ostacoli

La mia Corsa ad Ostacoli

Se è vero che la vita è come una corsa ad ostacoli, durante la quale tutti urlano e ti incitano, allora perché i miei ostacoli sono cosi alti? “Salta di più, così vai a sbattere!”

Non ci riesco. Le mie gambe non ce la fanno. Il ginocchio sta cedendo. Un altro ostacolo non potrò superarlo. Non posso competere con chi deve saltare ostacoli da nano. Sono avvantaggiati. I miei avversari sono troppo veloci. Ho già perso in partenza. “Accelera, non mollare!”

Lotta, sputa sangue, credici. Odio la pista di terra rossa. È dura, picchia il sole. Voglio aria fresca e un terreno morbido, così se mai dovessi inciampare nel saltare un ostacolo, cosa molto probabile, non mi farei male.

È chiedere troppo, per una volta, abbassare l’altezza dell’ostacolo?

Marco MR ©

Il grande Bivio

Il grande Bivio

Dimenticarmi del passato e ricominciare. Dimenticarmi della laurea, degli amici, dei sogni svaniti, di tutto… di Lei.
Morire e rinascere come una persona nuova.

Era da troppo tempo ormai che me ne stavo fermo a pensare e a penare, a penare e a pensare, in attesa di una risposta, di un’intuizione e di un po’ di coraggio.
Quel maledetto coraggio che mi è sempre mancato.
Immobile, di fronte al grande Bivio della vita, indeciso su quale strada scegliere.
Destra o sinistra? Sopra o sotto? Sogno o realtà? Famiglia o carriera?
Equilibrio o Follia?

Era tempo di muoversi, era tempo di sfidare il destino, quello stesso destino di cui avevo sempre avuto un po’ paura, e di iniziare a provare. A tentare. Basta coi tormenti, basta con le domande: dovevo agire! Il mio istinto un tempo m’avrebbe portato sicuramente a New York, perché l’istinto, si sa, se ne fotte del costo del biglietto, delle distanze, della paura dell’aereo, del cibo, della nostalgia.
Dopo tanto aspettare, finalmente, la presa di coscienza e il coraggio… Contai i miei risparmi: tra lavori part time, lavoretti estivi e il call center riuscivo a malapena ad arrivare a mille euro. Pochi, purtroppo, per grandi cose come l’America. Abbastanza, forse, per qualcos’altro.
Che cosa potevo fare allora? Come avrei dovuto utilizzare quei risparmi?
Iniziai a cercare su Google: “viaggi low cost”, “trasferirsi all’estero”, “affittare una stanza”; sanità, stipendi, eccetera, eccetera. Giornate intere passate su internet. Un passo alla volta, mi avvicinavo sempre più alla soluzione, a quella soluzione che all’epoca sembrava la più giusta.
Bisognoso d’aria.
Un posto lontano, dove le cose funzionano… diverso dalle vie del paese a cui non mi ero mai adattato, a cui non mi ero mai voluto adattare.
Finiva novembre quando capii che cosa fare. Avrei preso un aereo e…  

Felicità è trovarsi a un bivio e sapere finalmente che strada scegliere.

(4° capitolo, Sulla strada della Follia)

Marco MR ©